L’assessore all’ambiente Marco Visconti rompe il silenzio sulla discarica di via della Martora

28 aprile 2011 – Tornare sullo stesso argomento a distanza di poco tempo mi imbarazza un po’ ma, nella trasmissione di ieri “Ditelo a Roma Uno”, l’assessore all’ambiente Marco Visconti ha fatto importanti dichiarazioni sulla discarica di via della Martora che debbono essere riportate e commentate. Il programma era incentrato sul campo nomadi de La Barbuta ma l’abile giornalista Andrea Bozzi ha posto una domanda relativa alla bonifica dell’area di via della Martora e l’assessore non ha potuto fare a meno di rispondere. In un primo momento ha cercato di addebitare i ritardi ai sigilli posti alla discarica dai carabinieri del N.O.E., sapendo bene che ciò non corrisponde alla verità per due motivi:
1. L’area è stata sottoposta a sequestro molti giorni dopo che i lavori di bonifica erano stati già sospesi senza alcuna giustificazione.
2. Il NOE e il NAE hanno informato il Comitato di Quartiere che è sufficiente un’istanza del Comune alla Procura della Repubblica per la rimozione temporanea dei sigilli apposti onde permettere all’AMA lo svolgimento delle operazioni di bonifica. I tempi dipendono esclusivamente dalla volontà di ognuno di portare avanti le carte e non sono soggetti a tempistiche di legge.
Sollecitato dal giornalista che ha cercato di approfondire l’argomento, l’on. Marco Visconti ha ammesso che i veri motivi del ritardo sono la mancanza di fondi e la complessità dell’operazione a causa della presenza di rifiuti speciali e pericolosi che sono interrati per diversi metri. È parsa quasi una dichiarazione di impotenza di fronte a un problema complicato di cui dobbiamo ringraziare il popolo Rom che ha permesso questo scempio in cambio di pochi denari ricevuti da persone senza scrupoli che, anziché smaltire i rifiuti speciali in apposite discariche autorizzate pagando il prezzo dovuto, hanno scelto la via più semplice che è un reato verso il territorio. Tutto questo con il disinteresse di chi per anni ha frequentato questo campo abusivo per motivi di servizio o aveva il dovere di vigilare sull’area, stipendiati dalla comunità, che non potevano non accorgersi che la discarica non era dovuta esclusivamente ai rifiuti prodotti dai Rom ma ad un traffico illecito che si svolgeva alla luce del sole.
Quello che fa più rabbia è che il danno al territorio e alle falde acquifere sarà difficilmente recuperabile ed è esteso in tutta la città perché questo tipo di traffico illecito si svolge in quasi tutti gli insediamenti abusivi. Ora ci assale anche un altro dubbio, che giriamo alle forze dell’ordine: siamo sicuri che i roghi nei campi Rom dopo gli sgomberi siano dovuti soltanto a un desiderio di vendetta da parte della popolazione nomade? Non è che qualcuno senza scrupoli sta tentando di nascondere le prove di un reato compiuto verso il territorio massacrando le persone con i fumi tossici?

Antonio Barcella
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