Depuratore Roma Est – Tanti quesiti e nessuna risposta

31 Agosto 2012 – Desideriamo premettere che l’intento dei nostri articoli non è quello di fare una polemica sterile ma di ottenere una migliore qualità dell’aria nel nostro quartiere, restando consapevoli che chiudere l'impianto di Roma Est è impossibile ma migliorarlo e renderlo più efficiente, in modo tale da non recare danni alla popolazione, è certamente realizzabile. Occorre soprattutto che ACEA decida di investire parte del denaro pubblico ricavato dai servizi di trattamento dei reflui non solo per i profitti degli azionisti ma per aggiornamenti tecnologici in grado di minimizzare le emissioni. Su questo obiettivo siamo allineati con l’assessorato ai Lavori Pubblici e insistiamo nel tenere caldo l’argomento perché abbiamo già verificato che lunghi silenzi sono spesso coincidenti con l’aumento delle fuoruscite di miasmi dall’impianto.
Questa volta affronteremo questioni tecniche prendendo spunto da alcune segnalazioni ricevute da addetti ai lavori che conoscono molto bene l’intero processo di depurazione. Per prima cosa mettiamo in dubbio alcune affermazioni comparse recentemente su alcuni mass-media che indicano ritardi sulla concessione dell’AIA per la messa in esercizio delle nuove vasche di essiccamento: l’Autorizzazione Integrata Ambientale viene concessa per tutto l’impianto e non al solo processo di essiccamento. È un’autorizzazione all’esercizio che deve tenere conto di tutte le valutazioni tecniche. Sono considerate congiuntamente tutte le diverse linee di impatto sull’ambiente dell'attività da autorizzare, nonché tutte le condizioni di vita dell’impianto (non solo a regime, ma anche nei periodi transitori e in fase di dismissione) perseguendo una prestazione ambientale ottimale. L'unica cosa che manca per poter mettere in funzione queste importanti modifiche è una visita ispettiva da parte dei 3 enti in gioco, Provincia, Regione ed ARPA, che certifichi che tutte le misure di monitoraggio descritte nel piano, già approvato dagli enti, siano effettivamente installate presso l'impianto. Per tutti quelli che non sono addetti ai lavori, essiccare il fango umido è un’operazione regolata da una normativa dell'Unione Europea. Infatti smaltire i fanghi umidi in discarica con sostanze al di fuori delle normative è proibito. Attualmente l'ACEA ottiene annualmente deroghe che gli permettono di poter mandare in discarica i fanghi ancora umidi. A chi conviene questo stato di cose? È facile ipotizzare che se ne giova soprattutto la società di trasporto dei suddetti: la Acquaser s.r.l. E di chi è tale società? È dell'ACEA stessa. L'essiccamento dei fanghi oltre ad inertizzare il fango stesso privandolo di tutte le sostanze dannose ne riduce il peso, a danno della società che lo trasporta in quanto viene pagata a tonnellate trasportate.
Passiamo al secondo argomento che vogliamo affrontare oggi: lo sversamento delle acque nel fiume Aniene. Come sappiamo negli ultimi due anni è stata triplicata la portata dei reflui nell’impianto, appesantita ulteriormente in questo periodo dalle autocisterne che trasportano acque semitrattate provenienti dagli impianti sequestrati dei castelli romani. Dove finiscono queste acque è facile immaginarlo: nel fiume Aniene. Ma quello che si conosce poco è che queste acque, pur trattate secondo le normative vigenti, vista l'impossibilità di depurarle totalmente, contengono ancora sostanze in grado di provocare ripercussioni negative sull’equilibrio biologico del fiume. Il trattamento delle acque urbane varia in funzione della sensibilità delle acque recipienti. Secondo la norma europea che regola la materia, gli Stati membri sono responsabili del controllo degli scarichi provenienti dagli impianti di trattamento e dei bacini di sversamento. Essi provvedono affinché ogni due anni le autorità nazionali competenti pubblichino un rapporto di valutazione che deve essere trasmesso alla Commissione. Ci piacerebbe leggere questo rapporto, se esiste, e osservare come viene valutata la triplicazione della portata dell’impianto in rapporto a un corso d’acqua, come il fiume Aniene, dalla portata piuttosto limitata.
Passiamo poi ad analizzare i silos dove viene stipato il fango umido: dovrebbero avere un sistema di aspirazione in grado di convogliare l'aria prelevata ad un sistema di abbattimento odori. Questo a Roma Est non ci risulta che sia presente. Le vasche di ispessimento fanghi dovrebbero essere interamente coperte ed aspirate e l'aria deve essere trattata per la riduzione delle emissioni odorifere.
Il problema maggiore di cui ci dovremmo preoccupare non è la puzza di escrementi ma tutto ciò che respiriamo che risulta essere molto dannoso per il nostro organismo, come ad esempio l’idrogeno solforato contenuto nel fango umido, ammoniaca e tante altre belle sostanze alcune delle quali, se respirate in quantità significative, potrebbero essere cancerogene. L'unico impianto di abbattimento inquinanti dentro il depuratore di Roma Est è al servizio dell'impianto di essicazione dei fanghi, come prevede la prescrizione dell'AIA, peccato però che è l'unico impianto non ancora funzionante.
Potremmo continuare con altre considerazioni atte ad ottenere un miglioramento della qualità dell’ambiente ma dovremmo entrare troppo nei dettagli tecnici. Nell’articolo c’è già materiale sufficiente affinché le istituzioni e gli enti di controllo di Municipio, Comune, Provincia e Regione comincino a chiedere lumi all’ACEA e ad indire un tavolo di lavoro per dare quelle risposte che attendiamo da anni.
Noi, prima ancora di conoscere questi dettagli, avevamo già inviato una serie di domande al dirigente responsabile del Depuratore Roma Est che sono ancora senza risposta. Crediamo che una maggiore informazione e collaborazione da parte ACEA ATO possa tranquillizzare i cittadini se accompagnata da impegni seri.

10 domande al responsabile ACEA del Bacino Roma Est Ing. M. Ruta

1. Alla fine del 2009 sono stati eseguiti i lavori di ampliamento dell’impianto di depurazione del Bacino Roma Est che ne hanno triplicato la portata in termine di reflui urbani e di utenze allacciate. La legge prevede che per questo tipo di lavori deve essere eseguita una nuova Valutazione di Impatto Ambientale. Esiste questo documento o ritenete che non sia necessario?
2. I gas prodotti all’interno dell’impianto vengono bruciati anziché essere riciclati sul circuito che rifornisce la città. È tecnicamente possibile utilizzare questi gas come alimentazione delle caldaie del nostro quartiere, visti gli alti costi del combustibile utilizzato per il riscaldamento delle abitazioni?
3. Quando entrerà in esercizio il nuovo comparto di essiccamento dei fanghi, già realizzato e collaudato da oltre un anno?
4. Le nuove vasche di essiccamento dei fanghi ridurranno le emissioni di miasmi durante la fase di caricamento dei fanghi o si tratta semplicemente di un ampliamento per trattare una quantità di reflui urbani maggiore di quella attuale?
5. Gli odori che possono essere associati all'esercizio di un impianto di trattamento di reflui urbani sono correlati ad odori cosiddetti “biogenici”, che si sviluppano cioè dai processi anaerobici di decomposizione organica e sono caratterizzati prevalentemente dalla presenza di idrogeno solforato. ACEA ha dichiarato di effettuare un monitoraggio ambientale nell’arco delle 24 ore, tre/quattro volte ogni mese. Non le sembra un’anomalia che ACEA controlli se stessa invece di affidare questo servizio ad un ente esterno?
6. Sono stati mai effettuati controlli dell’impianto da parte dell’ARPA o di un altro ente statale addetto alle verifiche dei grandi impianti industriali?
7. Dove finisco le acque “clorate” filtrate dai reflui che arrivano all’impianto? Secondo noi si tratta di una grande quantità di residui che, se dispersi nell’ambiente, sarebbero in grado di alterarne l’equilibrio biologico. Per essere chiari ci sono sversamenti dell’impianto verso il fiume Aniene?
8. Dove vengono riversati i fanghi essiccati che sono il residuo primario del processo industriale di depurazione?
9. Ritiene che ACEA abbia adottato tutte le tecnologie conosciute per ridurre le emissioni dell’impianto o c’è qualcosa che ancora si può fare?
10. ACEA sta progettando o valutando la costruzione di nuovi impianti di depurazione, dove convogliare i reflui dei quartieri costruiti oltre il raccordo anulare, in grado di alleggerire il depuratore Roma Est che è locato al centro di vari quartieri residenziali del Tiburtino? Logica vuole che i reflui viaggino verso le zone più esterne e non verso il centro della città.

Per approfondire l'argomento leggi anche l'articolo de "Il Tempo" sullo stesso argomento.

Antonio Barcella
www.collianiene.org
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