Baby gang in periferia sintomo allarmante di un disagio giovanile

17 agosto 2013Un recente episodio accaduto fuori dal centro commerciale Roma Est, che ha visto coinvolti un gruppo di minorenni, ripropone il tema del disagio giovanile particolarmente sentito nella periferia di questa città. Per chi non ha letto la notizia, riassumiamo i fatti: un gruppo di “bulli”, con una età compresa dai 13 ai 16 anni, ha accerchiato, picchiato e derubato un loro coetaneo. Il solito copione in questi casi: alcuni ragazzi vigliacchi che si fanno forza attraverso il gruppo per prevaricare una persona. Calci e pugni allo sfortunato di turno, tutto questo per pochi soldi, solo per 60 euro. La baby gang era composta da quattro persone, due italiani di 15 e 16 anni e due di origini romene entrambi 14enni.
Questo fatto ci ricorda un episodio analogo, accaduto a Ponte Mammolo ai danni di un cittadino ecuadoriano, che vide come protagonisti una banda di ragazzi minorenni. Un fenomeno preoccupante che si sta diffondendo in Italia dopo i cattivi esempi americani. Con baby gang si indicano quegli episodi di microcriminalità di gruppo diffuso nei contesti urbani, per il quale i minorenni assumono condotte devianti ai danni di cose o persone. Spesso si tratta di persone incensurate e di buona famiglia.
A fronte dei pochi episodi denunciati, il sintomo resta allarmante. Quanti sono i soprusi subiti da ragazzi e adulti ad opera di questa violenza di gruppo? È certamente il sintomo allarmante di una periferia trascurata dalle istituzioni, di ogni colore politico, che continuano a perseverare sugli stessi errori. Questa zona della città è diventata una specie di “brodo primordiale” dal quale scaturiscono i nuovi semi dell’intolleranza e della violenza. Ci sono quartieri dove la criminalità detta legge e non tollera intrusioni nei propri traffici.
Il disagio giovanile è una sindrome esistenziale che porta un adolescente a non sentirsi motivato al lavoro scolastico, a non accettare più le regole della vita collettiva, a rifiutare la quotidianità degli eventi, ad assumere comportamenti non adeguati alla comunità dove vive. Questo disagio si avverte maggiormente nei luoghi scolastici dove i giovani trovano minori opportunità di relazioni e di amicizie. I segnali di allarme sono caratterizzati da cambiamenti repentini di umore, estrema litigiosità, mutismo, riduzione dell’appetito, svogliatezza, sensi di colpa, assenza di progettualità, noia, allusione alla morte. Le frustrazioni, anche le più piccole, portano a reazioni esagerate.
La periferia romana, caratterizzata dall’assenza di opportunità e da un notevole sviluppo di modelli culturali negativi, non è in grado di sopperire alle esigenze di questi malesseri che andrebbero aiutati nella prima fase di sviluppo prima della creazione di comportamenti delinquenziali di singoli o di gruppo.

Antonio Barcella
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