Qual è la spesa della Comunità per poche centinaia di metri di pista ciclabile?

21 ottobre 2013 – Fino ad oggi abbiamo dibattuto l’argomento della inutilità di un progetto pubblico, quale è la pista ciclabile di viale Bardanzellu, osteggiato dalla popolazione e dalle stesse istituzioni locali. Pensate che in questi giorni il Presidente del IV Municipio Emiliano Sciascia, sollecitato dalle critiche piovute da tanti residenti, ha interpellato vari uffici tecnici del Comune senza riuscire a conoscere il nome della persona che ha autorizzato la ripresa dell’opera. Del resto, per esperienza personale, vi possiamo assicurare che nella jungla dell’amministrazione pubblica non è facile districarsi.
Noi che abbiamo seguito questa “opera” fin dall’inizio sappiamo che l’ente responsabile del progetto è il X DIPARTIMENTO TUTELA AMBIENTALE E DEL VERDE - Servizio ciclabilità e mobilità sostenibile (D.D. n. 546 del 04/06/2007), guarda caso lo stesso assessorato responsabile della “vergogna” del fermo, ormai permanente, della fontana di Piazzale Loriedo.
Torniamo al tema dell’articolo. Abbiamo solo un dato certo il costo iniziale dell’opera ch,e secondo il cartello dei lavori affisso in viale Bardanzellu, doveva avere un costo totale di novantottomila euro senza gli oneri di sicurezza che pesano per circa tredicimila euro. Le successive modifiche al tracciato, pretese dalla gente di questo quartiere per il mancato rispetto della delibera Comunale n. 56/2002 che stabilisce che la distanza minima di tutti gli scavi dagli alberi deve essere di almeno di tre metri, hanno fatto lievitare il prezzo a una somma che è davvero difficile da determinare. Facile arrivare all’equazione che l’errore tecnico di un funzionario dell’amministrazione capitolina è diventato una fonte di guadagno per l’appaltatore. Per prima cosa ci chiediamo quante di queste modifiche sono state camuffate da lavori di rifacimento della sede stradale. Quanto ha inciso la rimozione e la pulitura delle opere semilavorate e poi rimosse dalla carreggiata centrale? Quanto ha pesato sul costo finale l’errore di un burocrate per avere un “aborto” di …? come definirla? Certamente non si può chiamare pista ciclabile quella “cosa oscena” che ha una interruzione ogni breve tratto, che sale e scende dai marciapiedi e attraversa più volte lo stesso viale.
Vogliamo parlare di sicurezza? Sfido chiunque a dimostrare che quella “cosa” non è pericolosa per i ciclisti che la percorrono e per chi è costretto ad attraversarla. L’ultima modifica prevede che il tracciato, all’incrocio con via Balabanoff, attraversi la carreggiata stradale, salga sul marciapiede davanti al Nido La Mongolfiera Magica, ridiscenda pochi metri dopo e si incammini su quel marciapiedino tra la carreggiata di viale Bardanzellu e i palazzi, proprio nel tratto dove vi è anche una fermata d’autobus e le strisce di attraversamento per chi è diretto alla scuola Balabanoff.
Una soluzione ridicola! Aspettiamoci ancora sorprese quando la ciclabile dovrà attraversare la rotatoria di piazzale Loriedo. Ci vengono già i brividi al solo pensarci.
Vogliamo terminare l’articolo ricordando i principi guida nella definizione di un itinerario ciclabile dettati nell’articolo 2 “Finalità e criteri di progettazione” dal D.M. 557 del 30/11/99:
a) favorire e promuovere un elevato grado di mobilità ciclistica e pedonale, alternativa all'uso dei veicoli a motore nelle aree urbane e nei collegamenti con il territorio contermine, che si ritiene possa raggiungersi delle località interessate, con preminente riferimento alla mobilità lavorativa, scolastica e turistica;
b) puntare all'attrattività, alla continuità ed alla riconoscibilità dell'itinerario ciclabile, privilegiando i percorsi più brevi, diretti e sicuri secondo i risultati di indagini sull'origine e la destinazione dell'utenza ciclistica;
c) valutare la redditività dell'investimento con riferimento all'utenza reale e potenziale ed in relazione all'obiettivo di ridurre il rischio d'incidentalità ed i livelli di inquinamento atmosferico ed acustico;
d) verificare l'oggettiva fattibilità ed il reale utilizzo degli itinerari ciclabili da parte dell'utenza, secondo le diverse fasce d'età e le diverse esigenze, per le quali è necessario siano verificate ed ottenute favorevoli condizioni anche plano-altimetriche dei percorsi.

Pensate che siano stati osservati?

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