Storia e curiosità sui Personaggi delle vie di Colli Aniene: Sacco e Vanzetti

31 luglio 2014 Con questo articolo desideriamo imparare a conoscere meglio i personaggi a cui sono dedicate le vie del quartiere. Tra personaggi famosi e conosciuti da tutti ci sono tanti “carneadi” di manzoniana memoria e alcuni non vantano neppure legami con il territorio. Forse, anche alcuni di voi, si saranno domandati perché destinare ad un quartiere di Roma Est la dedica di una via a illustri “personaggi” che, oltre a vantare carriere politiche e sindacali, non hanno alcun relazione con la città di Roma. Badate bene, non stiamo parlando di Togliatti, Sacco e Vanzetti, Virgilio Melandri o Caterina Martinelli che hanno di certo i titoli per la dedica di una strada nella città di Roma ma vi basterà alzare lo sguardo sulle targhe delle strade per chiedervi come Don Abbondio: "Carneade! Chi era costui?"
Con questa rubrica, contiamo di attirare, almeno per curiosità, l’attenzione di chi vive in questo territorio.
Questo primo articolo lo dedichiamo a Sacco e Vanzetti, due uomini normali diventati loro malgrado “eroi per caso” a causa dell’ immeritato martirio subito. Una storia di ordinaria ingiustizia, che divenne qualcosa di più grande e simbolico. La loro drammatica vicenda si svolse in un periodo della storia statunitense caratterizzato da un'intensa paura dei comunisti. Né Sacco né Vanzetti si consideravano comunisti, e inoltre Vanzetti non aveva nemmeno precedenti con la giustizia, ma erano conosciuti dalle autorità locali come militanti radicali che erano stati coinvolti in scioperi, agitazioni politiche e propaganda contro la guerra.
Nicola Sacco giunse negli Stati Uniti d'America il 12 aprile del 1909, poco prima di compiere diciotto anni, mentre Bartolomeo Vanzetti vi giunse nel 1908, all'età di venti: tra di loro non si conoscono. Vanzetti, al processo, descriverà così l'esperienza dell'immigrazione: "Al centro immigrazione, ebbi la prima sorpresa. Gli emigranti venivano smistati come tanti animali. Non una parola di gentilezza, di incoraggiamento, per alleggerire il fardello di dolori che pesa così tanto su chi è appena arrivato in America". E in seguito scrisse: "Dove potevo andare? Cosa potevo fare? Quella era la Terra Promessa. Il treno della sopraelevata passava sferragliando e non rispondeva niente. Le automobili e i tram passavano oltre senza badare a me".
Il 5 maggio 1920 Nick e Bart, come li chiamavano in America, vengono arrestati perché nei loro cappotti nascondevano volantini anarchici e alcune armi. Qualche giorno dopo, i due vengono accusati anche di una rapina avvenuta a South Baintree, un sobborgo di Boston, poche settimane prima del loro arresto, in cui erano stati uccisi a colpi di pistola due uomini, il cassiere del calzaturificio Slater and Morrill e una guardia giurata.
Alla base del verdetto di condanna vi furono da parte di polizia, procuratori distrettuali, giudice e giuria forti pregiudizi e una volontà persecutoria, una vera politica del terrore suggerita dal ministro della giustizia Palmer e culminata nella vicenda delle deportazioni. Sotto questo aspetto, Sacco e Vanzetti venivano considerati due "agnelli sacrificali" utili per testare la nuova linea di condotta contro gli avversari del governo.
Dopo tre processi, i due italiani verranno condannati a morte nel 1921 nonostante che contro di loro non ci sia nessuna prova, ma addirittura la confessione del detenuto portoricano Celestino Madeiros che ammise di aver preso parte alla rapina e di non aver mai visto Sacco e Vanzetti. E a nulla valsero neppure la mobilitazione della stampa, la creazione di comitati per la liberazione degli innocenti e gli appelli più volte lanciati dall'Italia.
« Io dichiaro che ogni stigma ed ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti » - è la frase contenuta nel proclama del 23 agosto 1977, con la quale l'allora governatore del Massachusetts Michael Dukakis assolveva i due anarchici italiani dal crimine a loro attribuito, esattamente 50 anni dopo la loro esecuzione sulla sedia elettrica.
Ora a Colli Aniene c’è un viale dedicato loro che va da viale Palmiro Togliatti fino a via Grotte di Gregna in un territorio che tra parchi, tanto verde e palazzoni nasconde ancora tanti problemi di integrazione per persone che come i nostri “due eroi per caso” hanno in comune “l’immigrazione” ed un sogno infranto dalla cruda realtà.

Antonio Barcella
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Commenti

1 agosto 2014 - Ricordo ancora i racconti di mio zio emigrante in Svizzera......fino a 18 ore di lavoro lui, 9 o 10 ore la moglie, in fabbrica. Un'intera vita a lavorare in un paese straniero, subendo il razzismo degli svizzeri che definivano gli italiani "zingari". Il desiderio di tornare in Italia si è concretizzato al momento della pensione, goduta da mio zio solo per otto anni; la malattia professionale non gli ha regalato il tempo di godere a lungo del benessere economico duramente conquistato dopo anni di duro lavoro. Nessuno deve subire quello che gli italiani all'estero hanno dovuto patire, ma ci deve essere una seria regolamentazione dell'immigrazione e gli immigrati dovrebbero attenersi alle regole del paese che li ospita. Aspetto che Il discorso del presidente australiano riguardo l'immigrazione venga fatto in Italia, ma credo che dai nostri politicanti nulla potrà arrivare di buono, solo "Mare Nostrum". Silvia

31 luglio 2014 si chiama via Grotta di Gregna e non grotte ..... ;-) anzi, visto che vivi a Colli Aniene forse sin dalla sua fondazione, sapresti dirmi come mai tutti la conoscono come Via Grotte di Gregna ed invece il vero nome è Via di Grotta di Gregna ? Conosci la storia del nome della più antica via del quartiere ? Son da sempre molto curioso. In amicizia grazie di tutto. Buona serata, W.

31 luglio 2014 – scrivo queste due righe con un pensiero tutto personale e opinabile e non si può riassumere con poche parole, ma ci provo…......non ritengo giusto accomunare il nome di due grandi italiani martiri in America, così come a tutti gli altri italiani che hanno dovuto espatriare, per dare sostentamento economico alle famiglie rimaste in italia, in America, Australia, Germania, Belgio ecc.……gli italiani sono andati in paesi stranieri a sgobbare e sudare a hanno dovuto subire ogni sorta di razzismo, ma si sino sempre fatti onore lavorando sodo e facendo lavori anche pericolosi, ricordiamoci Marcinelle, alcuni sono tornati in Italia con malattie professionali gravi e molti altri, purtroppo, non sono tornati in Italia da vivi……..ma molti immigrati in Italia, non tutti per carità, e fare di ogni erba un fascio non è giusto, sono dei parassiti che vivono alle spalle di Italiani che pagano le tasse……..e ripeto, non trovo giusto accumunare le vicende……..diverse per molte sfaccettature…..Franco.