Il "silenzio degli indecenti" sull’Edificio scolastico Balabanoff e l’illuminazione del Parco Baden Powell

15 marzo 2016 - La “Democrazia partecipativa” è un concetto alquanto semplice ma sembra che nel IV Municipio sia un’ astrazione da usare solo quando conviene. Quindi è bene ricordare gli elementi essenziali di questo processo e per rendere più concreti i risultati faremo riferimento a iniziative concrete di suggerimenti popolari dove il IV Municipio ha fatto vere e proprie “orecchie da mercante”. Per democrazia partecipativa si intende un modello in cui la partecipazione è assunta quale metodo di governo della cosa pubblica, in base a criteri di inclusione, collaborazione e stabilità del confronto fra istituzioni e società civile: in particolare essa si configura come un’interazione entro procedure pubbliche (amministrative, normative, di controllo) fra società e istituzioni, che mira, mediante forme collaborative di gestione dei conflitti, a produrre di volta in volta un risultato unitario in funzione del miglior perseguimento dell’interesse generale. Il modello su cui si basa la democrazia partecipativa non è quello della delega del potere né quello del suo esercizio esclusivo bensì quello della collaborazione; l’obiettivo non è la rivendicazione del potere bensì un relazionamento costante fra soggetti pubblici e società civile, che dovrebbe caratterizzare l’intero processo decisionale (programmazione, progettazione e analisi ex ante, attuazione e implementazione, valutazione dei risultati).
La messa in sicurezza dell’edifico della scuola elementare Balabanoff e l’illuminazione del Parco Baden Powell sono due classici esempi dove il IV Municipio e il suo Presidente hanno interpretato a modo loro il concetto di “comunicazione costante fra soggetti pubblici e società civile”. Entrambe le iniziative sono state sottoposte al Presidente Sciascia attraverso petizioni popolari che hanno raccolto una nutrita partecipazione popolare e hanno individuato dei rappresentanti certi dei cittadini. Nel primo caso la Giunta di Sciascia ha sempre dimostrato, a nostro parere, una scarsa attenzione al problema disertando più volte gli incontri con la società civile e non rispondendo, soprattutto con i fatti, ai continui appelli che gli venivano fatti sulla questione. Non sappiamo se l’atteggiamento da noi avvertito come infastidito, permaloso e riluttante del presidente Sciascia sia dovuto alle evidenti difficoltà di fornire risposte concrete o ad una reazione rabbiosa alle immagini di questa scuola pubblicate dai principali quotidiani e network della capitale, devastata al punto da somigliare ai tanti edifici mitragliati di Beirut o di Baghdad. Un atteggiamento che non comprendiamo e sul quale abbiamo chiesto ragioni che Emiliano Sciascia si guarda bene dal fornire. A tale riguardo invece che rispondere ai rappresentanti della petizione, quando c’è qualche piccola novità, si sceglie un fantomatico e accomodante comitato, che non era neppure nato quando è stata promossa la rivendicazione. Del resto la “tattica dilatoria usata dal Municipio in questo caso è la stessa adottata per l’illuminazione del Parco Baden Powell dove anche questa richiesta è stata sostenuta da un'ampia petizione popolare. Dopo una prima serie di incontri atti a valutare la situazione, un silenzio assordante è calato nel momento di far arrivare risposte concrete. Del resto le elezioni sono vicine e la patata bollente passerà a qualcun altro. Parafrasando un noto film di qualche anno fa, tutto questo è “Il silenzio degli indecenti”.

Antonio Barcella
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