Giù le mani dalle pensioni!

26 Ottobre 2011 – I “Robin Hood al contrario” che popolano le istituzioni italiane e il mondo dell’economia truffaldina, ovvero i paladini dei ricchi, stanno tentando l’ennesimo colpo di mano sulle pensioni per porre riparo alla loro incapacità di governare il paese dimostrata negli ultimi vent’anni. Ancora una volta hanno atteso che i provvedimenti che tutti attendevano sulla revisione dei privilegi della casta, sull’abolizione delle province, sulla tassazione dei redditi più elevati finissero nel dimenticatoio. Più facile agire sui poveri lavoratori che hanno pagato per una vita i loro contributi pensionistici che cancellare i doppi e tripli incarichi politici/amministrativi da oltre centomila euro. Ci hanno raccontato che l’Europa va in pensione più tardi, senza evidenziare che le finestre di attesa delle nostre pensioni ci fanno raggiungere la media europea. Fanno passare sotto silenzio quello che è successo in Francia (una mezza rivolta popolare) quando l’età pensionabile è passata da 60 a 62 anni mentre per noi verrà elevata ai 67 (più le finestre imposte dall’INPS) senza che nessuno si ribelli a questi soprusi. Ripetute riforme del settore pensionistico hanno già cambiato sostanzialmente i diritti e le prospettive dei lavoratori ma questo, ai signori della politica, ancora non basta. Nessuno considera il dramma che vivono tanti lavoratori, vicini alla pensione, che hanno accettato provvedimenti di mobilità (ovvero il licenziamento) e qualche piccolo incentivo sapendo di aver quasi maturato il diritto alla pensione. Spesso questi lavoratori sono stati vicino a subire una specie di mobbing da parte dei dirigenti delle aziende per cui lavoravano e dai lavoratori più giovani che temevano per il proprio posto di lavoro. Ed ora rischiano di trovarsi senza stipendio e senza pensione per chissà quanti anni.
Tutti siamo disposti a fare qualche ulteriore sacrifico purché venga equamente distribuito! Il settore pensionistico potrà essere modificato solo:
1. dopo che la pensione sarà tolta a tutti quei politici che la percepiscono solo per avere avuto un incarico politico per pochi anni.
2. dopo una riduzione sostanziosa, oltre il 50%, del finanziamento pubblico dei partiti, cresciuto esponenzialmente dopo che un referendum l’aveva abolito con oltre il 90% dei consensi (ora camuffato da rimborso elettorale).
3. dopo una tassazione straordinaria dei redditi annui oltre i duecentomila euro (chiamatela pure patrimoniale).
4. dopo l’abolizione di tutte le province e la concentrazione dei comuni più piccoli.
5. dopo il dimezzamento dei redditi degli incarichi politici e la cancellazione di tutti i privilegi. I redditi dei nostri parlamentari sono i più alti d’Europa: un nostro parlamentare guadagna oltre tre volte lo stipendio del primo ministro svedese.
6. dopo la netta riduzione del numero di parlamentari: per governare l’Italia ce ne sono quasi 900 per una popolazione di 60 milioni di persone quando per governare gli Stati Uniti d’America ne bastano 300 per circa 300 milioni di persone.
7. dopo che……….. vogliamo allungare questo elenco: mandateci le vostre proposte

Stanno cercando di farci passare tutto questo come un provvedimento necessario per i nostri figli ma, in realtà, aumentando l’età pensionabile non si libereranno mai posti di lavoro per i nostri giovani e questo ricambio generazionale viene chiesto a gran voce dal mondo imprenditoriale che non vede l’ora di impiegare giovani forze al posto di uomini consumati da anni di duro lavoro. In tutto questo c’è la complicità dell’opposizione, che nulla fa per contrastare l’ennesima rapina ai danni dei pensionati, e che, anzi, sostiene a piena voce la revisione del sistema pensionistico facendola passare come inevitabile. Tutti d’accordo purché non si tocchi la casta!
Scusateci se oggi abbiamo toccato un argomento di politica generale, di solito pubblichiamo solo articoli relativi al territorio, ma crediamo che certe decisioni influiscano enormemente sulla vita e l’economia del quartiere.

Antonio Barcella
www.collianiene.org
news@collianiene.org

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Commenti

27 Ottobre 2011 – Credo che l’articolo tocchi un argomento che ormai sta a cuore a tutti gli italiani, certamente alla maggioranza degli italiani. Certamente a tutti quelli che hanno cominciato ad indignarsi esplicitamente al pari dei cittadini di tanti paesi europei ed extra europei. Certamente a quelli che sono indignati e non trovano canali per esprimere la loro indignazione, se non astenendosi dal votare.
Alla lista dei politici (che non generalizzerei poiché, seppure in minoranza esistono politici onesti e capaci, oltre alla corruttela, la mediocrità e la sciatteria dilagante) aggiungerei la lista dei potentati economici (grandi imprenditori, grandi manager pubblici –che una volta chiamavamo “razza padrona”, dirigenti d’impresa, che oggi vogliono apparire come “verginelle”). E dunque avanti con la patrimoniale. Gente che deve rispettare i lavoratori e deve cominciare a re-distribuire le risorse che i lavoratori producono, senza accumularle privatisticamente.
E dunque la casta non è soltanto politica, ma molto più ampia; allora dobbiamo contestarla integralmente. Con i fatti, con l’azione organizzata di tutti i cittadini che hanno questa consapevolezza. Antonio
V.