Il Casale storico della Cervelletta


Il complesso monumentale della Cervelletta è costituito da un casale fortificato databile tra il XVI e il XVII secolo e da una torre medievale del XII secolo che domina l'omonima tenuta, situata nella Riserva naturale Valle dell'Aniene a Roma, in via della Cervelletta, ai confini tra le aree urbane di Colli Aniene e Tor Sapienza, nell'area dell'Agro Romano denominata Tor Cervara. L’edificio storico sorge su una rupe tufacea che, recentemente, è stata oggetto di lavori per arginare il lento disgregamento della roccia naturale. I documenti storici indicano che la tenuta della Cervelletta in epoca medievale era un fondo di proprietà ecclesiastica ma la struttura si limitava alla torre con merlatura guelfa, alta quasi 30 metri. La nobile famiglia romana degli Sforza la rilevò la tenuta agricola e la torre nel XVI secolo occupandola fino al 1628, quando venne ceduta alla famiglia Borghese che la convertì in un casale ossia una residenza tipica di campagna per lo sviluppo agricolo delle terre a ridosso della valle dell’Aniene. Successivamente, nel 1835, la famiglia Salviati acquistò la struttura e le terre che la circondavano e realizzò la bonifica del territorio, attraverso opere di canalizzazione delle acque tuttora visibili nella tenuta. Alla fine dell'800 una parte del Casale fu utilizzata per allestire una stazione sanitaria sperimentale per l'utilizzo del chinino nella profilassi e cura della malaria e vide tra i suoi ospiti il medico immunologo Angelo Celli e sua moglie Anna Fraentzel Celli, protagonisti in quegli anni nello studio della malattia e promotori della lotta contro l'analfabetismo nella campagna romana. Dal dopoguerra agli anni settanta la tenuta e il casale subirono un lento declino.
Negli anni ottanta i primi abitanti del vicino e appena realizzato quartiere Colli Aniene iniziarono le lotte per la salvaguardia della tenuta della Cervelletta dalla ulteriore urbanizzazione e commercializzazione delle aree e dei casali storici. Queste iniziative hanno portato alla inclusione della zona umida e dell'intera tenuta della Cervelletta all'interno della Riserva naturale Valle dell'Aniene nel 1997. Nel 2001 il casale e la tenuta sono stati acquistati dal Comune di Roma e il casale affidato alla Associazione Insieme per l'Aniene ONLUS, in cui erano confluiti i comitati cittadini "storici" delle aree lungo le due rive dell'Aniene, e che per conto dell'ente regionale Roma Natura gestisce la Riserva naturale Valle dell'Aniene. In questo periodo il casale è stato un importante centro di cultura e educazione ambientale, con realizzazione di numerose attività, eventi ed iniziative, tra queste si citano il "museuccio" della civiltà contadina e una biblioteca comprendente diverse migliaia di volumi. Storia recente è la determinazione dirigenziale di Roma Capitale del novembre del 2014 con la quale il casale venne affidato in custodia temporanea gratuita ad una associazione di promozione sociale, pressoché sconosciuta al territorio, che la trasformò in una specie di music bar. Questo affidamento grazie alla pressione dell’associazionismo del territorio venne revocato nel novembre del 2015.
L'accesso al casale avviene attraverso un elegante portale che immette in un portico, il quale a sua volta conduce agli ambienti residenziali e, attraverso un cortile interno, agli spazi di servizio con le stalle ed i fienili. Nel piano nobile è un salone con camino, sul quale è dipinto lo stemma della famiglia Salviati; degna di nota è anche l'ampia loggia coperta, caratterizzata da due grandi aperture ad arco.
Oggi, dall'altura su cui si erge il complesso,è possibile percepire il suo isolamento e l'assedio progressivo degli edifici e dell'urbanizzazione moderna che minacciano e modificano progressivamente il paesaggio antico, di cui il casale rappresenta uno degli ultimi e precari testimoni. (fonte wikipedia)
Dal libro del prof. Pietrangeli “La Cervelletta di Mimmo e con Mimmo”: Ora, uscendo dai “sotterranei”, raggiungiamo il “Piano nobile”, ma prima, soffermiamoci un attimo sul ballatoio della prima rampa di scale per osservare le vecchie foto raccolte su quattro pannelli titolati “100 anni di vita ed opere alla Cervelletta”. Sul pannello di destra, le due foto in alto a sinistra, le più antiche, risalenti al 1898, ricordano una processione che, dalla Cervelletta, raggiungeva Tor Sapienza. Più sotto, volti e immagini “vari” di fattori, personale agricolo, subalterni. Soffermate, però, il vostro sguardo su una pagellina scolastica del 1916, appartenuta a Natale, il decano, memoria storica, della Cervelletta, morto a quasi 100 anni. Ricordo con particolare affetto questo personaggio esile, gentilissimo e disponibilissimo, al quale cercavo di strappare qualche “segreto” sulla Cervelletta. Iniziava a raccontare e subito una lacrima rigava il suo bel volto di novantenne, quando nel cielo dei suoi ricordi, appariva la figura tenera di sua moglie e tutto finiva lì. La singolarità di questo documento scolastico è dato dall'ultimo riquadro dove figura , come materia scolastica (anche se non per lui, maschietto) oggetto di valutazione, quella dei “lavori donneschi”. Io attraversavo sempre a piedi, da Colli Aniene, la Cervelletta, per raggiungere la mia sede di insegnamento, l'Istituto Tecnico per il Turismo “Liceo Bottardi” dove ho trascorso, prima della pensione nel 1999, gli ultimi 18 anni del mio impegno lavorativo. Natale aveva 91 anni...; bene..., un giorno l'ho visto su un albero che stava potando.
Con la massima disinvoltura rispose cortesemente al mio saluto allarmato, ma disse che andava tutto bene. Degli altri pannelli particolarmente interessante è la foto del grande Casale, quando era perfettamente integro.
Saliamo ora la seconda rampa di scale e portiamoci nella prima stanza a destra, particolarmente interessante, perché vi sono svolti degli esperimenti importantissimi per la medicina, volti a debellare la malaria ad opera del celeberrimo immunologo Angelo Celli, filantropo socialista, che è stato anche ministro della Salute Pubblica e di sua moglie Anna Fraentzel .
Tra la fine dell'Ottocento e i primissimi anni del Novecento, La Cervelletta, come molte zone dell'Agro romano, era devastata dalla malaria che uccideva, non solo contadini, ma anche animali, ritenuti, a volte, più preziosi dei “capannari”, stagionali provenienti dalle zone circostanti del frusinate, del reatino..., che vivevano in condizioni impossibili, insieme con gli animali, in un villaggio di fetide capanne fatte di fango e paglia, situate sulla collinetta dove c'era un'antica cappella votiva risalente al 1400 e dove verrà costruita,
nel 1911, la chiesa della Cervelletta, dedicata all'Immacolata. Questi tuguri, a differenza delle abitazioni in muratura che utilizzavano presidi tecnici semplicissimi, ma efficaci, come le retine alle finestre per impedire l'ingresso della zanzara Anopheles responsabile della malaria, non avevano protezione.
Angelo Celli chiese ed ottenne l'uso di una stanza del Casale, che, molto probabilmente, come si evince dalla lettura del libro di Anna Fraentzel, “Uomini che non scompaiono”, potrebbe essere proprio questa. Qui si programmò la distribuzione sistematica del chinino, che dosato in un certo modo e somministrato, quasi come un vaccino, poteva far regredire la malattia. Questa scoperta ebbe una risonanza mondiale.
Bisogna, inoltre, ricordare che, tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, anche i contadini iniziarono ad avvertire la necessità di assicurare ai propri figli, i primi rudimenti dello “scrivere, leggere e far di conto”, come sostiene Collodi nel suo libro “Pinocchio”. I padroni, però, timorosi che l'alfabetizzazione avrebbe fatto maturare una coscienza di classe socialista che poteva mettere in discussione l'autoritarismo padronale, non autorizzarono l'apertura di una scuola rurale alla Cervelletta, che, comunque, iniziò a funzionare, ad opera di Cena, Aleramo, Cambellotti e gli stessi Celli, non lontano dalla Rustica.
Guardate, in proposito, alcune foto della piccola mostra esposta sulle pareti.
Da questa stanza penetriamo nella vecchia cucina, dove si può vedere, sulla parete di fondo, in alto, il grande serbatoio di acqua che alimentava, per caduta, i “beverini” delle mucche e la porticina che dà accesso all'interno della Torre. Chi volesse provare una breve, ma intensa emozione di un'atmosfera d'altri, antichissimi (1200!) tempi, varchi questa soglia.
Proseguiamo nel locale a sinistra che, una volta, era una grande loggia aperta, contrassegnata da due grandi archi di pietra tufacea, che ancora si possono notare, osservandoli dal piccolo cortile, al piano terra. Entriamo ora nella sala di centro, che, insieme al “salone nobile”, o “delle feste” a sinistra e all'altra sala a destra, caratterizza i locali abitati dalla fine dell'Ottocento, fino al 1990, dalle famiglie Secondi e Orazi provenienti dalla Lombardia e trasferite alla Cervelletta, come affittuari. Nella stanza centrale era stata ricavata una stanzetta più piccola, in legno, per accogliere, durante la notte, i ragazzi Carlo, Nino e la sorella. Quella di destra era la stanza da letto dei genitori, Signori Secondi.
Attualmente la sala ospita una interessantissima mostra (14 pannelli) realizzata dalla facoltà di architettura di Roma 3, promossa dal prof. Zampilli e dai suoi studenti e collaboratori.
Il salone “nobile” o delle “feste”, a sinistra, è interessante per il soffitto a cassettoni e le pareti decorati e per il grande camino, sul quale è disegnato lo stemma dei nobili Salviati. Lo stemma dei Borghese, invece, realizzato in pietra bianca e a sbalzo, figurava all'esterno sopra la finestra sormontante la chiave del grande arco d'ingresso e portava, nel campo superiore un'aquila con le ali aperte e, in quella inferiore, sotto i suoi artigli un drago: chiara rappresentazione del bene-potere e del male. Questo stesso è stato rimosso, quando i Salviati hanno venduto il Casale alla finanziaria Tirrena. Scendiamo ora al piano terra e torniamo di nuovo nel portico e portiamoci nell'ultimo locale a sinistra. Noi dell'Associazione chiamiamo, scherzosamente, questo locale “la caciara”, perché, in passato, è stato utilizzato, oltre che come magazzino per gramaglie, sementi, concimi, anche per la stagionatura del formaggio (cacio). Le due caratteristiche che meritano attenzione sono costituite da una botola al centro del pavimento, che dà accesso “all'essiccatoio”, di cui già si è parlato e da un camino finto realizzato, nella parete di fondo, nello spazio di una finestra, da una troupe cinematografica durante le riprese di un film sui “Promessi Sposi” per Canale 5. Qui era stata realizzata l'abitazione di don Abondio e quella di Perpetua.
Uscendo da questo locale, attraversando la porta frontale, si entra nell'appartamento del custode del Casale, Silvio. Superata la porta ci si trova in un atrio, dal quale, a destra, si penetra in un locale, nel quale l'Associazione ha realizzato, a cura di Rita Doddi, validissima bibliotecaria e insegnante di professione in pensione, una biblioteca con migliaia di libri frutto di donazioni, che verranno messi a disposizione, per il prestito e la consultazione, gratuiti, dei cittadini, ma, soprattutto delle scolaresche in visita al Casale e al “Museuccio”.
La seconda porta a destra si apre sulla cucina con camino e una camera più interna. In fondo all'atrio, a sinistra c'è il “bagno” che l'Associazione ha dotato di due docce, utilizzate in estate da gruppi di ragazzi stranieri che si avvicendavano, in passato, all'interno del Casale, per “campi di lavoro”.

www.collianiene.org

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