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L’omaggio a Caterina Martinelli dal poeta siciliano Giovanni Canzoneri

11 aprile 2024 - Proseguiamo nella pubblicazione delle opere che vogliono rendere omaggio a Caterina Martinelli, eroina di questo territorio. Dopo aver pubblicato due brani di prosa, oggi torniamo alla poesia. In questo articolo diamo spazio al poeta Giovanni Canzoneri con la sua splendida poesia “‘Nu surrisu e ‘na carizza” creata in vernacolo siciliano. Giovanni Canzoneri, operaio, poeta e contastorie libertario, nasce a Palermo il 6 maggio del 1975. Trascorre l’infanzia e parte della picciottanza a Bagheria, terra di Buttitta e di Guttuso, crescendo con la cultura dei “cunti” paesani trasmessi dai nonni e dai genitori. Nell’ottobre del 2000 si trasferisce a Reggio Emilia, terra dell’Ariosto e del Prampolini. Esordisce nel 2010 con la raccolta di cunti intitolata Conti zafarani. Nel 2013 pubblica la seconda raccolta Vi cuntu e v’arriccuntu. Nel settembre del 2014 pubblica Operazione fico d’India, un giallo con sfumature graffianti e divertenti, il tutto servito in salsa sicula; nel 2016 la raccolta di quattro racconti Così è (se vi piace); nel giugno 2017 Chiddu chi sentu, raccolta poetica siciliana; e nel 2018 il romanzo breve Arde la brace sotto la cenere.

Tantissimi i premi in diversi concorsi letterari nazionali e tantissime le segnalazioni e le pubblicazioni. Tra i più importanti:

• 2° premio al concorso “Padre Pino Puglisi” con la poesia L’anciluzzu (maggio 2014, Caccamo);
• 2° premio al concorso letterario “A. Manganaro” con la poesia Nun si sulu (ottobre 2014, Barcellona Pozzo di Gotto);
• 2° premio al concorso letterario di poesia umoristica “Lu bene chi ti vuje” con la poesia Avvenne, sul meriggio, in una chiesa (ottobre 2015, Ortona);
• 2° premio al concorso nazionale di poesia “FilicusArte” con la poesia Lettere dal monte (dicembre 2017, Barcellona Pozzo di Gotto);
• 1° premio al concorso letterario “Caterina Martinelli” con la poesia Nun t’affruntari (ottobre 2019, Roma);
• 1° premio al concorso di poesia “Libertaria” con la poesia Occhi di picciriddi (settembre 2020, Carrara);
• la sua fiaba Fabula rasa è 1a al concorso letterario “Racconta la tua fiaba” (ottobre 2020, Roma). Farà parte di un audiolibro per bambini, voce narrante Mauro Serio;
• 1° premio al 4° concorso “FilicusArte” (marzo 2021, Barcellona Pozzo di Gotto) con la poesia D’amuri e di duluri, lirica dedicata alle donne di Giuseppe Pinelli.
• 1° premio al 6° concorso internazionale di poesia e narrativa “Città di Cefalù” con la poesia I cavaleri di Ruccedda (aprile 2021, Cefalù).
Alcuni suoi scritti sono apparsi su: Umanità Nova, Sicilia Libertaria, Reporter, Pupi di Zuccaro (rivista letteraria on line), I Siciliani (giornale fondato da Giuseppe Fava), La Campaña (giornale argentino) e Babbaluci News (street magazine palermitano).

Segue l’omaggio che l’autore ha voluto tributare a Caterina Martinelli definita dal poeta donna, madre coraggio, martire antifascista.
‘Nu surrisu e ‘na carizza” è la mia poesia dedicata a Caterina Martinelli e alla sua famiglia. - scrive l’autore - La penna scivola sul foglio puro colmandolo di emozioni…di memoria.
Componendo, vedo Caterina in quella umile casa baciare le figlie con tenerezza e asciugare,
delicatamente, quelle “affamate” lacrime. Affidare a Filomena, la figlia più grande, le sorelle più piccine e mentre fa la spesa con la piccola Elena imbraccio.
La immagino felice, desiderosa di fare “ ‘na surprisa” al suo Peppe e presa dal dolore per quei martiri innocenti.
Nella mia poesia vedo Caterina, accasciarsi esanime, quella mesta mattina del 2 maggio del ’44. (Giovanni Canzoneri)

‘Nu surrisu e ‘na carizza

Martidìa, dui di maggiu,
ammugghiata ‘ntà sò vistina,
matri armata di curaggiu,
Titinedda s’incamina.

Pigghia ‘mbrazza ‘a nicaredda,
‘ntà li manu ‘na cuffitedda,
raccumanna a la cchiù granni,
<Duna arenzia a tutti quanti>.

Duci matri, granni amuri,
sei figghi e ddu duluri,
pì ddi lacrimi ‘nnuccenti,
curpa di ‘nfami priputenti.

Chianci e pensa a ddi cristiani,
d’u Quatraru, Petralata e li Funtani(1).
Quanti lacrimi, poviru Cristu,
pì Turiddu lu D’Acquistu.

Caminannu, teni ‘nmenti,
a ddi martiri ‘nnuccenti,
deci fimmini ammazzati,
pì lu pani, senza pietati(2).

<Passu prima ‘ntò chiancheri,
‘a virdura ‘a pigghiavu ajeri.
Li strascinati(3), li fazzu iu,
‘na surprisa pì Peppi miu>.

Caminannu lu sò vidiri,
ogni passu, cammisi niri.
A lu furnu di via Badili,
c’è rivugghiu, ci sunnu abbili.

Gira agnuni, ‘nu carru vidi,
chinu ‘i pani, s’addicidi.
Allonga ‘a manu, ‘nu pizziatu,
‘nu fascista sta a lu sò latu,

<Jetta ‘u pani!> ci vucìa,
<Ora è sulu fitinzia!>.
Idda, cuntinuannu lu sò passu,
<’Nfami porcu, nun t’u lassu!>.

‘Nu colpu, drittu, a la mascidda,
lestu ‘u sangu d’a testa sgridda,
cadi ‘nterra, ddà stramazza,
cu la nicaredda ‘mbrazza.

Prima di moriri, duci stidda,
tra li gigghia una sbrizza,
arriala a la sò picciridda,
‘nu surrisu e ‘na carizza.

Un sorriso e una carezza

Martedì, due di maggio,
avvolta nel suo vestitino,
madre armata di coraggio,
Caterina si incammina.

Prende in braccio la piccina,
nelle mani una borsa (di vimini),
raccomanda alla più grande,
<Abbi cura di tutte quante>.

Dolce madre, grande amore,
sei figlie e quel dolore,
per quelle lacrime innocenti,
colpa degli infami prepotenti.

Piange e pensa quella gente,
del Quadraro, Pietralata e le Fontane.
Quante lacrime, povero Cristo,
per Salvo D’Acquisto.

Camminando, tiene in mente,
a quei martiri innocenti,
dieci donne ammazzate,
per il pane, senza pietà.

<Passo prima dal macellaio,
la verdura l’ho presa ieri.
Gli strascinati, li faccio io,
una sorpresa per Peppe mio>.

Camminando vede,
a ogni passo, camicie nere.
Al forno di via Badile,
c’è agitazione, c’è rabbia.

Gira l’angolo, vide un carro,
pieno di pane, si decide.
Allunga la mano, uno sfilatino,
un fascista sta al suo fianco,

<Butta il pane!> quello urla,
<Ora è solo immondizia!>.
Lei, continuando il suo passo,
<Infame porco, non te lo lascio!>.

Un colpo, diritto, alla mandibola,
lesto il sangue, vien fuori, dalla testa,
cade a terra, là, stramazza,
con imbraccio la piccina.

Prima di morire, dolce stella,
tra le ciglia una goccia,
dona alla sua bimba,
un sorriso e una carezza.

 

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