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Recensione del romanzo “L’ultima stella di Orione” di Antonio Barcella a cura di Luigi Matteo

8 maggio 2025 - «Antonio Barcella, il saggiatore dagli interessi enciclopedici, poliedrici. Si interessa e scrive di tutto. E di ciascun argomento sembra padrone di ogni anfratto di quella materia. E infine lo è. Carte alla mano, libri alla mano. La sua forza sta nella gavetta di consumato cronista del blog: www.collianiene.org nelle cui pagine appare puntuale ogni notizia del quartiere, dal Casale della Cervelletta ai suoi sostenitori, dalla grazia mutilata di Piazza Loriedo con le sue fontane, alle infauste giornate legate ai roghi tossici che infestano periodicamente il bellissimo e amatissimo quartiere di Colli Aniene a Roma, fiore all’occhiello del Tiburtino cui peraltro ha dedicato un libro. Con un’attenzione premurosa ed incessante per l’associazionismo che in quest’angolo di Roma non demorde nonostante la cronica esiguità dei mezzi.
Barcella è attratto fatalmente, tanto quanto un Alberto Angela o un Roberto Giacobbo, dai misteri lasciati dagli antichi e pur aggiungendone altri con ipotesi ardue o difficili cerca però di dipanare quelli, passando dal sacro Graal dei templari alle piramidi di Giza il cui misterioso fascino, per quanto sfruttato e usurato, non cessa di sorprendere per la plausibilità e la suggestività delle nuove teorie che si fanno strada man mano che la scienza e la tecnologia avanzano offrendo spunti impensati. Non per nulla la sua materia insegnata come giornalista ed esperto di comunicazione all’UPMT (Università Popolare Michele Testa) è imperniata sulla “scrittura creativa”. Con queste premesse il suo narrare diventa un gioco da ragazzi. E proprio i ragazzi, cui il nostro autore dedica libri interi di racconti, sono il substrato e i destinatari della sua narrativa pedagogica. In questo contesto va ricercata e studiata anche l’anima, l’essenza della psiche dello stesso Barcella che racconta storie di ragazzi, di adolescenti, ma tutte coincidenti in una particolare fusione tra nonno e nipote come fosse lui stesso il protagonista che gode del piacere di narrare e del piacere di ascoltare. Come a voler ancora scavare senza reticenze e senza paure nella latenza e nella capacità di cambiamento di quell’età cui evidentemente è molto affezionato. Forse per raddrizzarne i difetti (bullismo, protervia, maleducazione, vandalismo, condanna alla subcultura di periferia) ed esaltarne invece i valori legati alla speranza, all’ottimismo, ad un avvenire radioso, legati alla sua lontana adolescenza. I suoi racconti non sono mai vaghi od oziosi. Tutti i suoi temi hanno a che fare con la realtà, quella che viviamo, carica di paura e che ci sta trascinando sempre più in basso, legata a problemi fino a pochi anni fa inediti che ci hanno trovati impreparati. Ci siamo trovati impreparati in una transizione epocale che la storia ci ha scodellato davanti senza complimenti: migrazioni dei popoli, cambiamenti climatici, decadimento inesorabile dei valori come lo spregio della persona con i femminicidi, il bullismo, la volgarità mista a pochezza degli stessi governanti nelle cui mani abbiamo affidato insensatamente le sorti di uomini, animali, piante, dello stesso pianeta. Esigiamo che il medico che ci cura sia bravo e laureato, che il guidatore abbia una patente di guida e poi affidiamo il destino della terra ad avventurieri senza scrupoli, politici improvvisati, ignoranti, arroganti, presuntuosi. Le guerre che stiamo vivendo ci turbano e ci inchiodano evocando di giorno in giorno scenari apocalittici. Pensiamo con trepidazione al mondo che lasciamo ai nostri figli e ai nostri nipoti. E proprio a quegli avventurieri abbiamo consegnato anche la valigetta atomica.
Ma veniamo al delitto e al mistero del romanzo “L’ultima stella di Orione” (2024). Si tratta di un noir tra l’autobiografico, la storia, la fantascienza che ha per protagonista il Vicequestore romano Gianfranco Pastore dirigente, suo malgrado, del Commissariato centrale di Torino alle prese con il mistero di un cadavere eccellente proprio al Museo Egizio. Omicidio o suicidio? Il Vicequestore non ama quella città per via del clima ma Torino saprà ricompensarlo con esperienze incancellabili prima fra tutte quella sentimentale e poi il successo professionale. L’intrico è perfetto, i personaggi essenziali e vigorosi, i rimandi storici e scientifici puntuali e inconfutabili. Quel che aggiunge poi la “scrittura creativa” dell’autore è mirabolante e va scoperto man mano in un crescendo di sorprese impossibili tra clochards e astronavi, antichi egizi, papiri e il popolo di un pianeta orbitante nell’ultima stella di Orione.
Nel frattempo, nella caratterizzazione dei personaggi, trovi chiaro quel che va a genio all’autore: una donna ideale, bella, di poche parole, essenziale e diretta nei sentimenti, senza ripensamenti; come anche un delicato e per nulla scontato rapporto d’amicizia tra il Vicequestore e il suo subalterno. Uno stile esemplare e una lezione di vita. Ma anche spunti di introspezione psicologica alla scoperta del linguaggio del corpo usati come tattiche per ottenere confessioni importanti.
Su tutto, incombente, il “convitato di pietra”, il penoso e amaro rimando alla patologia che ha colpito il protagonista, spiattellata senza mezzi termini e di cui l’autore descrive tutto, dai sintomi alle cure sperimentali. Ma viene da chiederci se, nella angosciosa lotta, egli non sappia anche come uscirne tant’è che la malattia, quantunque a più riprese presente e drammatica nella narrazione, non è nominata affatto nell’epilogo del romanzo che è descritto pieno di vita, avido di avvenire. Un presagio? Glielo auguriamo di cuore. Anche perché non possiamo pensare che la prestigiosa “testa narrante” che in un anno ha scritto tre romanzi voglia mettersi a riposo. Non ne sarebbe capace. E forse, mentre noi scriviamo torpidamente queste poche righe, lui avrà già abbozzato una ventina di intricate trame e portato avanti un altro paio di romanzi. Luigi Matteo.
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Il libro “L’ultima stella di Orione”, acquistabile su Amazon, sarà presentato probabilmente nel mese di Settembre 2025 presso il Museo Nena di Colli Aniene.

 

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